venerdì 22 giugno 2012

FINLEY: LE FIAMME DI UNA RINASCITA



Questi due anni sono stati anni di cambiamento per Pedro, Ka e Dani: i quattro ragazzi di Legnano che prendono il nome da un giocatore di basket dell’NBA. L’arrivo di Ivan, il nuovo bassista, il distacco dalla EMI e il nuovo disco. Uscito il 29 maggio 2012, Fuoco e Fiamme è entrato in una settimana al 1° posto nella classifica dei dischi indipendenti più venduti in Italia e al 6° posto dei dischi più venduti nella classifica della FIMI.
1.     Di solito  le band emergenti nascono indipendenti e in seguito ottengono un contratto con una casa discografica. Voi invece avete intrapreso il percorso opposto.  Come mai , dopo l’inizio e sei anni trascorsi con la EMI , avete deciso di creare la vostra etichetta indipendente “Gruppo Randa”?
Noi abbiamo passato sei anni che non possiamo non ritenere  bellissimi con la EMI e Claudio Cecchetto, grazie anche a loro abbiamo raggiunto dei risultati che non riuscivamo neanche ad immaginare sinceramente. Successivamente sono finiti dei contratti ma non sono finiti dei rapporti. Claudio è stato il primo a sentire i nostri nuovi pezzi ed è stato il primo a gioire della loro posizione alta in classifica nella prima settimana. Avevamo bisogno di andare avanti da soli, a noi piace dire che abbiamo fatto un’università praticamente in questi sei anni. Poi abbiamo deciso di camminare con le nostre gambe, di metterci alla prova: vogliamo dimostrare a noi stessi cosa siamo capaci di fare da soli e e lo vogliamo dimostrare anche agli altri. Avevamo anche un po’ bisogno di cambiare perché secondo noi il mondo delle major non riesce più a star dietro all’industria musicale italiana. Ormai le major cercano di riempire le casse facendo uscire re-edition su re-edition di artisti che hanno in catalogo da 20 anni e non investono sui giovani e non danno una mano ai nuovi gruppi. Piuttosto preferiscono prendere la gente dei reality, che sono ragazzi già famosi e quindi non c’è bisogno di spendere una lira per lanciarli. E’ un meccanismo vecchio che non funziona più a nostro parere e secondo noi il futuro musicale è la strada dell’indipendenza. L’aveva fatto anche Pino Daniele un anno fa che non è l’ultimo pirla che arriva!


2.     Recentemente si è aggiunto alla vostra squadra il nuovo bassista Ivan: quali novità ha apportato la sua presenza all’interno della band?
Ivan si è praticamente inserito nella band nel giro di ventiquattro ore. Noi lo conoscevamo già da tempo sia al livello personale, perché aveva fatto le scuole medie con Pedro, sia a livello musicale perché frequentava con la sua ex band la nostra stessa sala prove e quindi abbiamo avuto occasione di suonare in passato. Sapevamo che era un musicista di una bravura pazzesca non soltanto a livello di basso, ma essendo anche un polistrumentista ha una visione molto più ampia anche con tutti gli altri strumenti. Lui sa suonare la chitarra, la batteria, canta benissimo, per cui tutto questo suo bagaglio musicale che ha portato all’interno della band ha aiutato molto negli arrangiamenti del disco . Sia il suo sapere, sia anche l’esperienza di Guido Style che ha registrato e mixato questo album. Tutto questo insieme di fattori, Ivan in primis, hanno portato a quello che è il suono di questo nostro lavoro.
3.     All’interno di “fuoco e fiamme” si passa da canzoni puramente rock  a canzoni folk come “il meglio arriverà”, da canzoni punk come “fantasmi” ad accenni di blues  in “ bonnie e clyde”. Come mai queste differenti  sonorità?

A noi piace variare, abbiamo sempre evitato di fare dei dischi dove un pezzo si assomiglia troppo ad un altro , perché poi dopo il quarto pezzo ti annoi e se ne hai sentito uno è come se li avessi sentiti tutti. Forse i nostri precedenti dischi erano un po’ più simili anche se poi sotto sotto c’era una variazione fra un pezzo ed un altro . Stavolta volevamo differenziare i pezzi un po’ più a livello di mondi, però avvicinarli a livello di suono. Magari “fantasmi” ha un ritmo completamente velocizzato rispetto a “bonnie e clyde”: ci saranno 30 bpm di differenza se non di più. Però a livello di suono abbiamo cercato di mantenere l’asciuttezza in tutti i pezzi: chitarra, basso, batteria, quattro voci e soltanto in alcuni pezzi l’aggiunta dell’armonica come ne “il meglio arriverà” o qualche pianoforte di sottofondo. Comunque il lavoro di questo album , e in questo ci ha aiutati anche Guido, è stato quello di “asciugare” il nostro suono evitando di riempire  quaranta strumenti a random. E’ come se all’interno di un cubo di due centimetri quadrati devono entrarci dentro quaranta cose, non si può fare! Alla fine abbiamo imparato che bisogna asciugare, bisogna raccogliere, e la potenza deriva da quello, per cui anche pezzi differenti ma con un suono più compatto.
4.     Ne “il meglio arriverà” avete collaborato con un grande cantautore italiano quale Edoardo Bennato. Com’è nata questa collaborazione? E con quali altri artisti vi piacerebbe collaborare in futuro?
Con Edoardo ci siamo conosciuti nel 2008 quando in una data del nostro tour è capitato di suonare prima di lui. Eravamo ad un concerto in concomitanza e al posto del solito cambio palco abbiamo deciso di fare un pezzo assieme, come un passaggio di testimone dal nostro concerto al suo concerto. Senza prove siamo saliti sul palco e abbiamo deciso di fare  “le ragazze fanno grandi sogni” che è un suo pezzo degli anni ’90. E’ venuta bene, ci siamo divertiti, lui si è trovato bene e da li in poi è nata un’amicizia, ci scriviamo anche i messaggini a natale! (ridendo) Ci ha chiesto anche di partecipare a Story Tellers , il suo dvd che ha registrato l’anno scorso per Mtv e c’eravamo  noi, Morgan, Roy Paci e Giuliano Palma & The Blue Beaters. La cosa ci ha fatto piacere perché essere chiamati in mezzo a tutte queste persone che sono dei professionisti della musica da decenni insomma, noi eravamo i più giovani e ci ha comunque gasati. Anche li si è dimostrato un grande maestro non solo a livello di musica perché da lui abbiamo imparato tante cose, ma anche di vita perché poi lui ti racconta tutte le sue esperienze, ti insegna un sacco di cose sul mondo musicale e a livello anche morale, non soltanto tecnico. In seguito gli abbiamo fatto sentire “il meglio arriverà” che è un pezzo scritto da Ka ,che tra l’altro parla della Campania loro terra d’origine, e lui è stato entusiasta. Non vogliamo neanche considerarlo un duetto, a noi piace dire nelle interviste che Edoardo è un amico che ci ha fatto un regalo, perché poi è la verità. Non c’è stato tramite di case discografiche né di manager perché poi non ce ne sono né per noi né per lui, ci siamo trovati e lui ci ha fatto questo bellissimo regalo, noi ne siamo fieri e orgogliosi. In futuro non lo so, sarebbe bello fare un pezzo con J-ax , è uno dei pochi artisti italiani che noi ammiriamo e stimiamo sinceramente, perché ce ne sono pochi.
5.      “la mia generazione”  parla di un tema molto attuale e discusso. Come credete che saranno i giovani in futuro? E il futuro per i giovani?
Il passato se sembrava migliore non lo era, perché è stato da lì che le vecchie generazioni hanno portato all’eredità che i giovani si ritrovano nel presente. Il presente odierno è abbastanza critico perché ci troviamo in una situazione in cui il paese non aiuta per niente i giovani d’oggi, anzi li ostacola, quasi li rinnega chiamandoli “bamboccioni” e dicendo che sono dei buoni annulla , che non hanno scopi, non hanno sogni e non hanno virtù; quando in realtà sono loro che con quello che ci hanno lasciato non danno alcun aiuto ai giovani d’oggi. Siamo costretti a scappare all’estero per riuscire in qualcosa, per inseguire un sogno o comunque una realizzazione a livello lavorativo e soprattutto musicale. Il futuro speriamo che si prospetti in maniera migliore, alla fine noi abbiamo ventisei anni e non possiamo guardare ora al futuro, altrimenti ci butteremmo dal balcone già da adesso. Dobbiamo cercare di essere positivi cercando di apprendere, imparare, studiare, darci da fare, impegnarci nel raggiungimento del nostro obiettivo, qualunque esso sia. L’Italia non ci da modo di creare qualcosa. Noi per primi per aprire un’etichetta musicale, a livello burocratico abbiamo impiegato dei tempi allucinanti, non è possibile che per aprire un’azienda, una ditta, un’etichetta bisogna fare dei giri pazzeschi di commercialisti, avvocati,notai. Qualche anno fa ho visto un servizio di Fabio volo che è andato a New York  e ha detto “se voglio aprire una panetteria vediamo quanto ci metto” e in quattro giorni aveva le carte in mano per aprire una panetteria a New York. In Italia se ti va bene passano quattro anni per avere le carte in mano :insomma non va bene, un paese non può funzionare in questa maniera! I giovani devono continuare a darsi da fare nonostante la situazione sia grave.
6.     Molti credono che i Talent show siano una buona vetrina musicale per i giovani artisti. Credete che ormai quella del talent show sia diventata una tappa obbligata per ottenere visibilità immediata e arrivare al successo?
I talent show sono una buona vetrina per gli artisti e proviamo a immaginare che poi da quello si sono trasformati in un modo per fare degli accordi con le case discografiche, per cui quello che vince, io lo vendo a te ed essendo già famoso tu non devi spenderci una lira  e vai tranquillo . E’ diventato un modo per fare accordi con le etichette, per sfornare gente e musica “usa e getta” che dopo un anno non vale più perché ne esce un altro. I talent show secondo noi sono nati anche con un buon fine, però poi si sono trasformati in un'altra cosa perchè la crisi discografica ha portato le etichette a non voler sfornare nuovi talenti. Li prendono dai talent così fanno prima, zero impegno e massimo guadagno insomma.  A noi quasi dispiace anche per questi ragazzi che già prima di uscire  si trovano davanti un mondo tutto nuovo a 18-19 anni, gente anche più piccola. E poi sa già che l’anno dopo si ritroverà il mondo addosso perché ne esce un’altro  e l’etichetta di turno si dimenticherà di loro. Quello appena uscito è più nuovo, venderà di più e quindi è più importante.
7.     Come mai la scelta di un solo brano in inglese (Olympia, dedicato alle Olimpiadi 2012), a differenza dei precedenti album?
In realtà questo disco sarebbe dovuto venire tutto in italiano, poi registrando abbiamo detto “ragazzi ci sono le Olimpiadi” e Ka è arrivato in studio dicendo “ ho un brano che secondo me va bene per le Olimpiadi”. È stata una cosa dell’ultimo minuto, ci è piaciuto, ci siamo messi a lavoro, l’abbiamo concluso veramente in pochissimo tempo. Quasi per assurdo è diventato il brano più bello dell’album, almeno a parer nostro, è una cosa che non ci aspettavamo tipo, eravamo in dubbio se inserirlo all’interno dell’album. Poi invece ci è piaciuto un sacco ed essendo le Olimpiadi quest’anno a Londra abbiamo deciso di farlo in inglese per farlo un po’ più internazionale. Poi comunque anche tutti gli altri brani del disco come abbiamo sempre fatto hanno la loro versione in inglese che nel disco non è contenuta, noi ci teniamo tutti una parte, perché l’estero è sempre stato un nostro “puntiglio” e chissà che in futuro non ci capiti di far uscire un disco in Europa o in America . I brani in inglese li abbiamo sempre avuti insomma.
8.     Ancora oggi c’è chi vi attribuisce l’etichetta (spesso usata e abusata) di “band commerciale”. Sei anni dopo “diventerai una star” vi sentite musicalmente più maturi?
Questo non possiamo dirlo noi, siamo più maturi nel senso che ci abbiamo cinque anni in più, ci è cresciuta la barba e per forza di cose quando cresci anagraficamente parli di altre cose e allarghi i tuoi orizzonti! Leggi i giornali, guardi i telegiornali e parli di altre cose perché magari non ti va più di parlare di quello che parlavi a 15 anni. Per forza anche i tuoi orizzonti si allargano e musicalmente cerchi di guardare oltre, vuoi evolverti. Poi se l’evoluzione c’è stata o meno quello lo deve dire il pubblico, i critici o chi per essi. Noi non ci sentiamo di dire “ah, siamo più maturi!” anche perché non scriviamo i pezzi dicendo “ah questo dobbiamo farlo più maturo” scriviamo un pezzo e se ci piace lo mettiamo nel disco. Anche prima non scrivevamo i pezzi dicendo “ah scriviamo questo pezzo perché lo deve ascoltare il quarantenne o scriviamo questo perché lo deve ascoltare quello di quindici” abbiamo sempre fatto quello che ci passava per la testa. Poi  commerciale vuol dire “che vende” e se non sei commerciale vuol dire che lo fai in garage a casa tua . Commerciale non vuol dire che fai musica di merda, commerciale vuol dire che vendi dischi e quindi suoni di mestiere. Se la musica la vuoi suonare per fartela in cantina va benissimo,scopo meraviglioso, ci si diverte. Se vuoi viverci, vuoi anche che sia il tuo mestiere  o la tua passione e la musica va venduta. Anche i Metallica sono commerciali, vendono milioni di dischi!

Non ci resta che comprare e ascoltare Fuoco e Fiamme, ed essere tutti commerciali!

Silvia Treccarichi

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